
Life & Business
Pillole di Storytelling

Volere e Dovere: L’importanza del rispetto del proprio Sè e dei limiti sociali in ambito lavorativo e non
Volere e dovere spesso vengono confusi e mal distinti tra loro. Quante volte ci si sente sommersi da obblighi e responsabilità alle quali ci sembra di non saper fare fronte? (Parlo soprattutto ai liberi professionisti ed imprenditori come me), beh penso sia la triste verità del 90% della popolazione. Forse… o sono uno dei pochi? Sappiatemi dire.
Ma partiamo da un presupposto molto basilare. Siamo in grado di mettere dei limiti corretti tra noi, il nostro benessere e le richieste provenienti dall’esterno?
Partendo da quella che è stata la mia esperienza di vita risponderei che ho passato la mia breve esistenza di trentenne a non saper mettere dei confini sani tra me e gli altri, addossandomi responsabilità e doveri che non erano neanche di mia competenza ne tantomeno forse richiesti, o forse si? beh si in effetti erano richiesti eccome ma io come un pollo, per natura, ero portato a prendermi.
Fare tutto e farlo subito, per tutti, meno che per me stesso…
…arrivando a sovraccaricarmi di mansioni e compiti che alla fine della giornata riuscivo nella quasi totalità dei casi a portare a termine, ma a che prezzo? A scapito di chi? Della mia salute ovviamente, che cercava in tutti i modi di farsi breccia tra i meandri della mia mente per arrivare a bussare invano alla porta alla consapevolezza (“povera illusa, aggiungerei”), che ahimè si trovava troppo presa dalle sue cose per aprire i suoi scricchiolanti usci.
Ma tranquilli che prima o poi la pressione arriva o perlomeno neanche ce ne accorgiamo, e in questo caso parlando di me “neanche me ne accorgevo”, arrivando a vivere dei momenti di isolamento forti e imposti in cui mi “ricoveravo” in autonomia per sanare i danni fatti, da me stesso e dalle pressioni altrui, che per poca forza o volontà appunto non riuscivo a tener lontane. Il corpo si esprime però e spesso ci si ritrovava a trattare male chi si aveva vicino e che ci voleva veramente bene, o non riuscire più ad accoglierlo, perché già eravamo saturi dell’accoglimento randomico delle infinite volontà e richieste degli elementi esterni di poco conto della nostra vita o di molto conto a volte, ma parlo in questo caso di quelle persone idealizzate dentro di noi e che si discostano molto dalle persone amorevoli che avremmo voluto fossero nella nostra vita (soprattutto agli albori della nostra esistenza), portandoci ad inseguire all’infinito situazioni e aspettative che mai abbiamo raggiunto e che mai raggiungeremo veramente ritrovandoci a fare l’asino che insegue la carotina su quello stupido tapis roulant.
Questa riflessione per arrivare dove vi starete chiedendo. Beh diciamo che sono anni, ma soprattutto gli ultimi mesi che sto lottando per capire cosa effettivamente se sono in grado di capire cosa voglio io e cosa invece devo fare secondo gli altri, o secondo la mia testa ovviamente, perché è sempre farina del nostro sacco, è sempre interno l’obbligo che ci creiamo nei confronti dell’esterno e deriva dalla società e soprattutto da cosa abbiamo imparato in età infantile e adolescenziale, ma ricordiamoci sempre che, in fondo, alla fine dei conti, non dobbiamo niente a nessuno se non a noi stessi. Ma spesso ce lo dimentichiamo…
Diciamo che ad una risposta effettiva non ci sono ancora arrivato ma sto piano piano capendo che la fetta più grossa della mia vita l’ho passata seguendo il “devo fare”, confondendolo spesso e volentieri (si fa per dire) per il “voglio fare”. Che sono si 2 verbi simili, ma che nascono significati molto differenti.
Mi ritrovo quindi alle 5.32 di questo Venerdì 10 Gennaio, a scrivere questo post sul mio vecchio blog ormai pieno di ragnatele e poco da raccontare da anni, perché mi sentivo di farlo. Mi sono alzato e ho detto, scriviamo, e l’ho fatto.
Sento di avere tanto da raccontare ma cercherò di farlo pian piano provando ad aspettare e cogliere il guizzo del “ecco sento di voler fare questa cosa e la farò“.
Quindi, augurandomi che i lettori (anche se a dirla tutta l’ho scritto per me stesso come diario di bordo condiviso) del breve ma intenso articolo da me medesimo redatto (ci si prende per il culo ovviamente, niente di troppo serio), siano riusciti a capire prima di me cosa vuol dire per loro saper distinguere i limiti della propria volontà da quella altrui, mi auguro di riuscire a raccontarlo con mie parole nei prossimi articoli serali o mattinieri che siano, per raggiungere la tanto ambita consapevolezza.
Con questo passo e chiudo e ci rivediamo alla seconda parte di questo racconto, prossimamente…
A.L.